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CAPO D’ORLANDO (ME), 6 aprile 2017 – Lucio Piccolo, come del resto il cugino Giuseppe Tomasi di Lampedusa, spaziò fin da giovane su tutta la letteratura europea: inglese, francese, tedesca, spagnola. Piccolo si spinse anche sulla letteratura Araba e Tomasi su quella Russa. Acquisirono così, entrambi, una cultura vertiginosa. I Nebrodi furono per Piccolo un territorio fecondo al quale si ispirò per le sue liriche immortali, ma sempre inserito in quella millenaria cultura europea, che rende la sua poesia unica.
Opinione assai elevata delle opere di Piccolo la ebbero Eugenio Montale, Giorgio Bassani, Gianfranco Contini, Guido Piovene, Pier Paolo Pasolini, Leonardo Sciascia, Andrea Zanzotto, Camilla Cederna, Dacia Maraini, Silvio Ramat, Maria Luisa Spaziani, Natale Tedesco, Vincenzo Consolo, Giuseppe Amoroso, Silvano Nigro, Giovanna Musolino, Carlo Guarrera, ecc.
Tra gli ammiratori stranieri, per esempio, l’accademico italianista zagabrese Mladen Machiedo (traduttore di Montale, di Calvino ecc.). Ezra Pound, che definì la poesia di Piccolo “magnifica e irraggiungibile”. Orson Welles, che ritenne Piccolo “un genio della poesia”. Anche Gioacchino Lanza Tomasi, esperto musicologo, è tra coloro che pongono Piccolo ai vertici della poesia del ‘900 italiano. Lo stesso Tomasi di Lampedusa, come ha fatto rilevare Franco Valenti, negli ultimi anni della sua vita, equiparò Lucio Piccolo a T. S. Eliot (Nobel per la letteratura) , universalmente ritenuto tra i massimi poeti mondiali del ’900.
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